domenica 11 agosto 2013

Cancelliamo la parola omofobia!

Quando ero piccola, amavo tanto vedere i film commedy all'americana; quelli con Debby Reinolds, Sandra Dee o la mitica Doris Day.
Film divertenti e bellissimi che ti catapultavano in una realtà appartenuta a qualche decennio prima, dove le casalinghe erano perfette ma disubbidienti al potere maritale e dove i mariti erano tutti e dico tutti uomini di successo, intramontabili ruffiani con le mogli, fedeli ma piacioni (sicuramente con qualche neurone in più degli uomini cosiddetti "moderni").
Le location erano bellissime: le ville o gli appartamenti erano arredati con gusto, auto lussuosissime (alcune volte con autista) e le primedonne sempre vestite in maniera rigorosa (come si conviene ad una moglie), ma civettuola (come si conviene ad una primadonna).
Anche gli attori sapevano catturare la mia attenzione. Tra i miei preferiti ricordo Bobby Darin, Glenn Ford (stupendo attore anche di western), Tony Curtis e Rock Hudson.
Bhe del bel Rock ero praticamente invaghita, rappresentava per me l'uomo perfetto; bello, alto, distinto, romantico e allocco quanto basta (e poi aveva sempre i capelli perfettamente pettinati).
Le sue interpretazioni garantivano grandi successi al botteghino, e non solo (vedi il "Gigante").
Rimasi scioccata, quando nei primi anni ottanta fu costretto a rivelare al mondo intero, una parte della sua vita privata sconosciuta ai tanti: la sua omosessualità.
La cosa che più mi colpì, ricordo bene, fu che la notizia viaggiava correlata ad un altro evento altrettanto scioccante per il mondo intero: l'AIDS.
Queste notizie fecero tanto scalpore; era la prima volta che un uomo famoso (e di quel calibro poi), ammetteva pubblicamente la sua "diversità" ed era da poco che si parlava di quella nuova mostruosa malattia.
Da allora, sono passati tre decenni e la nostra società si è evoluta, tanto che l'omosessualità non fa più notizia, ne scalpore (almeno in Occidente), così come per le ancora tante vittime dell'AIDS.
Molti uomini e donne vivono oggi la propria sessualità in maniera "tranquilla" ed "accettata"; molti personaggi famosi dello spettacolo o della vita politica addirittura fanno a gara gridando al coming out, senza problemi.
Eppure dietro questo stato di accettazione (apparente), di grande civiltà (apparente), c'è chi decide a soli quattordici anni e nel 2013, di farla finita con la vita, perchè "diverso".
E' capitato a Roma l'ennesimo caso di omofobia, che ha spinto un ragazzino a lanciarsi dal terrazzo di casa sua, perchè deriso dai suoi coetanei, emarginato. 
Ha lasciato due lettere dove emerge la paura del ragazzo di rivelare alla propria famiglia il suo vero io.
Oggi sono una madre e le mie fantasie da casalinga perfetta stile anni '50, hanno lasciato il posto alle mille responsabilità che ho nel gestire, educare e far crescere fisicamente, psicologicamente ed emotivamente i miei figli.
Ripeto spesso loro che l'amore che un genitore prova nei confronti dei figli, è grande ed incondizionato e che prescinde dalle loro scelte, qualsiasi esse siano (purchè sensate, ovviamente).
Sono fermamente convinta che non sia l'omosessualità il problema prioritario che affligge questo pianeta, ma sono le coscienze di coloro che lo abitano e di coloro che lo governano. 




Ennesimo adolescente suicida.

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